L'odore della terra umida, il freddo del marmo, il crepitio del fuoco e il lento scorrere dell'acqua sono solo alcune delle sensazioni che possiamo provare guardando "La chimera" di Alice Rohrwacher. Questo film è una profonda riflessione sulla vita e la morte, sui concetti di giusto e sbagliato, sui ricordi e sul presente.
Il protagonista inglese Arthur, un appassionato di archeologia e tombarolo, è raffigurato nella locandina "sospeso" tra due mondi e due scelte cruciali. Da un lato, c'è la tentazione di una vita con guadagni facili ma costellata da delusioni, dall'altro, l'opportunità di un lavoro sicuro e dignitoso. Questo dualismo è un elemento chiave del film e si riflette anche nella contrapposizione tra la realtà "maschile" e tossica del gruppo di tombaroli, e quella "femminile" delle donne e delle madri che occupano la stazione di Riparbella come segno di riscatto e speranza.
Lo sfondo delle vicende è l'Italia degli anni '80, la Tuscia. I particolari della nostra tradizione si trovano in ogni frame del film, dalla sua storia più antica racchiusa nelle tombe etrusche ancora intatte, alla parata delle “befane” sotto un’ottica più misogina. Ed è qui che la regista fa parlare per sé il personaggio di Melodie: “Si les Etrusques étaient encore là, peut-être qu'il y aurait moins de machisme en Italie” (“Può darsi che se gli etruschi fossero ancora vivi, non ci sarebbe tutto questo maschilismo in Italia”). Una critica ancora attuale che rimanda ad una società dove non vigeva il matriarcato, ma le donne avevano comunque un ruolo fondamentale per la comunità, quasi paritario a quello degli uomini.
Sulle note della colonna sonora si scorge una similitudine importante, quella di Arthur con gli uccelli, «Scendono in picchiata, atterrano/ Meglio di aeroplani/ Cambiano le prospettive al mondo/ Voli imprevedibili ed ascese velocissime/ Traiettorie impercettibili». L’inglese, come i protagonisti della canzone di Franco Battiato, riesce a capovolgere il suo punto di vista, a guardare i reperti con occhi diversi dagli altri tombaroli e dai trafficanti. Gli uccelli che vengono ripresi nelle varie scene si rifanno all’immaginario comune: possono essere sia mediatori che presagio di morte.
L'atmosfera onirica e fiabesca del film, le camminate accelerate, l'uso della pellicola, i richiami al cinema di Fellini e alle tradizioni popolari creano una sensazione nostalgica che ci avvolge mentre osserviamo il lavoro meticoloso dei protagonisti tombaroli. "La chimera" di Alice Rohrwacher è un'opera che ci invita a riflettere sulle scelte che facciamo nella vita, sul passato e sul futuro, mentre ci immerge in un mondo intriso di simbolismo e bellezza visiva.