Nei panni di regista, sceneggiatrice e protagonista, Paola Cortellesi ci regala un ritratto autentico e commovente della donna del secondo dopoguerra italiano con "C'è ancora domani".
Tra violenze da parte del marito Ivano, i lavoretti quotidiani per arrivare alla fine del mese, la figlia Marcella prossima alle nozze e la vita di cortile, Delia si fa strada in una Roma in fervore per le elezioni del 1946.
La Cortellesi ha voluto rappresentare una donna comune, emblema di tutte quelle che hanno fatto la differenza dietro le quinte pur non avendone piena consapevolezza. Nonostante la propria situazione svantaggiata e non privilegiata, hanno tutte partecipato a questo cambiamento e hanno contribuito nel loro piccolo al miglioramento della loro condizione.
La colonna sonora è caratterizzata da una commistione di canzoni coeve o poco posteriori all'epoca in cui si svolgono i fatti e di canzoni a noi contemporanee, tra cui brani cantautoriali*.
In molti momenti del film, la musica assume il valore di contrappunto rispetto alla scena a cui è associata. La scelta musicale non è abbandonata al caso: è per esempio finalizzata allo straniamento dello spettatore. In alcuni casi, ciò che provoca confusione nello spettatore è il contrasto tra la combinazione di testo e melodia della canzone con i fatti che vengono rappresentati; invece la combinazione tra musica contemporanea e rappresentazione del passato è inserita in scene in cui la protagonista cerca di emanciparsi.
La violenza fisica e verbale è un aspetto disturbante e cruciale del film. È perpetrata soprattutto da Ivano, che scarica la propria frustrazione sulla moglie: in una delle prime scene la incolpa di aver rotto lo scarico prendendosi poi il merito della riparazione, effettuata proprio da lei. Emerge la manipolazione psicologica, poiché la vittima viene privata del riconoscimento e della gratificazione per i propri sforzi.
La svalutazione di Delia raggiunge il culmine quando Ivano afferma che dopo il matrimonio di sua figlia non ci sarà più alcuna donna in casa.
La denigrazione continua normalizza il ruolo della donna come essere subordinato e privo di valore.
Il film è una denuncia sociale che solleva il velo su una problematica sempre attuale di cui spesso ignoriamo l'esistenza per disabitudine.
È importante non relegare al passato le violenze e le discriminazioni denunciate dal film ma è anzi necessario essere consapevoli che queste dinamiche sono ancora profondamente attuali. La garanzia dei diritti che le donne come Delia hanno conquistato non deve sembrarci oggi scontata.
(di Alice Tognetti e Ilaria Di Raimo)