Dopo 36 anni Tim Burton torna sulle tracce del suo secondo film, "Beetlejuice", e sorprendentemente ha ancora molto da dirci a riguardo.
La storia è ambientata 36 anni dopo gli avvenimenti del primo capitolo, Lydia è ora famosa, conduce uno spettacolo sugli spiriti e sta cercando di riallacciare i rapporti con Astrid, sua figlia (Jenna Ortega). Il loro rapporto non si è più ripreso infatti dalla scomparsa del padre della ragazza. Vari eventi, tra cui la morte del nonno di Astrid e la proposta di matrimonio del nuovo compagno di Lydia porteranno scompiglio nella famiglia riscoprendo anche drammi del passato. Al contempo nell'aldilà il nostro Beetlejuice si ritrova a dover fuggire dalla sua ex moglie (Monica Bellucci) che lo sta cercando per avere vendetta. Tutto questo quadretto ovviamente porterà il mondo dei vivi e quello dei morti ad incontrarsi di nuovo.
Il primo plauso va sicuramente all'invettiva di Burton nell'arricchire il mondo dell'aldilà che in questo capitolo sembra anche più vivo del mondo dei vivi stessi (Cosa non scontata dopo tutti questi anni). Ogni scena nel mondo dei morti è una chicca si a livello visivo sia a livello narrativo. Se non bastasse a coronare l'esperienza nell'oltretomba troviamo un Willem Dafoe come sempre in ottima forma, che nonostante appaia poco potrebbe valere il film anche da solo.
Un altro merito va agli attori, oltre al succitato Dafoe dobbiamo complimentarci anche con Michael Keaton che (grazie anche al trucco) non sembra invecchiato di un giorno dall'ultimo film. C'è poi da citare Monica Bellucci che nonostante la sua bellezza sconfinata non brilla di doti attoriali, ma proprio per questo viene sfruttata al meglio in questo film proprio la sua sensualità e il suo fascino elegante lasciandole intelligentemente poche battute.
Da italiani poi non possiamo non parlare delle due apprezzatissime citazioni al maestro dell'horror nostrano Mario Bava. Un regista che a suo tempo non fu capito dalla critica ma che ora si trova ad ispirare i grandi registi del cinema mondiale.
Non è tutto oro quel che luccica però, infatti a deludere sono quasi tutte le scene dove non sono coinvolti esseri sovrannaturali, infatti le scene "reali" tendono ad avere sempre un retrogusto da serie tv Netflix, forse anche complice la Ortega che interpreta praticamente lo stesso ruolo qualsiasi film/serie faccia.
Tralasciando però quest'ultimo difetto il film funziona, è divertente ed originale. Resta solo da chiederci con amarezza perché nel nostro cinema la maggior parte delle opere che ci colpiscono nel bene e nel male siano sempre sequel, remake o adattamenti. La colpa sicuramente non è del povero Burton che è voluto tornare su un suo mondo sul quale aveva ancora qualcosa da dire, forse la colpa è dell'industria che fa riferimento principalmente a registi come lui che sicuramente sono mostri sacri, ma che invecchiando hanno sempre meno modo di innovare e rischiano di non lasciar posto alla novità.